Domenica delle Palme

pubblichiamo il testo dell’omelia di don Luca, a commento del vangelo odierno (Gv 11, 55 – 12, 11)

Carissimi, abbiamo iniziato il cammino della settimana autentica ascoltando il brano di Gesù che arriva a casa di amici, la casa di amici che conosceva bene e che avevano appena ricevuto da lui il dono della risurrezione del fratello Lazzaro. C’è una domanda che corre tra le vie di Gerusalemme: che ve ne pare non verrà alla festa? è la domanda che si fanno in molti, ognuno con intenzioni del cuore diverse. C’è chi ha il desiderio di incontrare veramente Gesù perché ne ha sentito parlare, c’è chi ha il desiderio di vedere che cosa vuole fare, vedere come va a finire ed è solo curioso, c’è chi è veramente preoccupato perché si sa che a Gerusalemme l’aria si è fatta pesante, hanno deciso di ucciderlo. Tante sono le intenzioni diverse nel cuore di coloro che si fanno questa domanda e anche noi ce la facciamo questa domanda.

Mi piace dire che Gesù a questa domanda in fondo ha risposto con i fatti. Gesù aveva già deciso in cuor suo di venire alla festa. Se andiamo a vedere nei vangeli e anche nel profeta Isaia, si parla di una decisione che viene dall’intimo di Gesù, una decisione d’amore: Gesù, si dice anche al capitolo nove di Luca, già a metà del cammino prese la ferma decisione di andare verso Gerusalemme cioè Gesù prende una decisione vera, libera, autentica. Gesù fece il volto duro come la pietra, è l’espressione di chi ha deciso sapendo a quale pericolo va incontro.

Anche noi stiamo sperimentando questo, ci sono persone che ogni giorno si alzano e decidono con il volto duro come quello di Gesù di entrare fino in fondo a vivere le loro responsabilità. Gesù ha preso la decisione di entrare nei luoghi di morte della nostra vita, Gesù non scappa di fronte a questo: vuole entrare lì proprio dove il quotidiano qualche volta è segnato non già da gesti d’amore ma da gesti di egoismo, da gesti dove cerchiamo noi stessi fondamentalmente. Vuole entrare lì per dare tutto il suo profumo. Anche noi all’inizio della settimana santa siamo chiamati ad alcune decisioni e saper scegliere che cosa vedere, cosa guardare, cosa ascoltare. Altrimenti, come diceva il Papa nel discorso della giornata mondiale della gioventù, rischiamo di fare zapping, di far passare tante immagini, come sul cellulare, ma di non fermarci mai a fissare lo sguardo e l’attenzione. Noi chi vogliamo guardare in questa settimana? chi vogliamo ascoltare?

Le letture ci dicono che c’è questa tentazione di fronte a un Gesù che ha scelto di andare fino in fondo a morire sulla croce, la tentazione di coprirsi la faccia e quella di non tenere fisso lo sguardo su colui che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi. Quindi possiamo decidere in qualche momento della nostra giornata di raccoglierci a pregare, di ascoltare la Parola, di fissare lo sguardo su Gesù, di spegnere il cellulare, di spegnere quello che ci distrae e come direbbe San Paolo “avendo deposto tutto ciò che di peso e il peccato che ci assedia corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti tenendo fisso lo sguardo su Gesù” e lasciamo che sia anche lui a guardarci.

Nicodemo è colui che nel vangelo di Giovanni passa quasi inosservato ma ha fatto la scelta di tenere fisso lo sguardo su Gesù e di ascoltare la sua parola fino in fondo, si è messo in gioco anche davanti ai suoi amici rischiando qualcosa: “la nostra legge giudica forse qualcuno senza prima averlo ascoltato o osservato ciò che fa? Il Papa nel discorso ai giovani diceva che solo quando uno si sente guardato da qualcuno si rialza e riparte. E’ bello questo, non è tempo sciupato il lasciarsi guardare da Gesù, è tempo guadagnato, è tempo nel quale noi riscopriamo il “per chi?” ci stiamo giocando nella nostra vita e allora capiamo anche la trasfigurazione avvenuta nella casa di Betania.

Vi auguro che questa trasfigurazione, questo profumo che riempie la casa, possa riempire anche le nostre case, perché diventino case delle relazioni nuove, delle relazioni che hanno dentro il profumo di Gesù. Lazzaro si lascia fare da Gesù, è colui che è semplicemente seduto a tavola ed è felice di farsi servire perché ciò che lo rende lieto è la presenza di Gesù. Marta non è più preoccupata come prima di se stessa perché ha capito che il suo servizio adesso è libero da tutti i calcoli di prima perché ha riscoperto al centro della sua vita la figura di Gesù. E poi c’è Maria che con questo gesto bellissimo di spreco eccessivo scandalizza ma esprime l’amore stesso di Cristo che tra poco si compirà sulla croce. C’è un amore che non fa calcoli, un amore incondizionato, un amore che arriva senza che te l’aspetti o te lo meriti a inondare tutta la nostra esistenza.