Elezioni 2018: una lettera di alcuni giovani della nostra Comunità e del Decanato
I sacerdoti del Decanato di Besozzo riconoscono il valore della Scuola di formazione socio-politica «A Cesare quel che è di Cesare», in questi ultimi mesi frequentata da alcuni giovani legati alle nostre parrocchie. Proprio per questo desiderano condividere con le proprie comunità gli interrogativi nati dall’esperienza di questo gruppo.
Incoraggiato dalla Parola autorevole del Vangelo, dalla dottrina sociale della Chiesa e in particolare dal recente intervento dei vescovi lombardi circa la “partecipazione attiva e responsabile per una buona politica”, un gruppo di giovani legati alle parrocchie del nostro Decanato, partecipanti attivamente alla Scuola di formazione socio-politica proposta dalla Zona pastorale di Varese «A Cesare quel che è di Cesare», desidera condividere con le proprie comunità gli interrogativi e le riflessioni nate al loro interno, allo scopo di attivare una riflessione ed un dialogo più approfonditi circa l’impegno dei cristiani in ambito politico e sociale.
A tutte le Comunità cristiane e ai fedeli del decanato di Besozzo
“Se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo,
non è perché siamo cristiani,
ma perché non lo siamo abbastanza.”[1]
Come vivere da cristiani nel mondo?
Questa domanda, sorta singolarmente in ciascuno, anche sull’invito di Papa Francesco e dell’Arcivescovo Mario Delpini, ha fatto nascere un gruppo di giovani che si è incontrato a discutere, a leggere articoli, a interpellare esperti, a promuovere conferenze inerenti a questioni di attualità come il rapporto con l’Islam, la riforma costituzionale e l’accoglienza ai migranti. Non bastava: a questo si è aggiunto il lavoro preparatorio di un anno per tracciare un percorso di approfondimento su temi sociali e politici.
La Scuola di formazione “A Cesare quel che è di Cesare”, che ormai da qualche mese ha iniziato il suo percorso presso Villa Cagnola a Gazzada, nasce quindi dall’incontro tra una pressante domanda di concretezza da alcuni giovani della nostra zona pastorale e la missione di un’istituzione prestigiosa.
Perché una scuola di formazione?
Vogliamo costruire per noi stessi un pensiero politico che sappia considerare le complesse situazioni del nostro tempo e offrire l’opportunità ad altri di fare lo stesso, allo scopo di metterlo al servizio della Chiesa e della società.
Questo, scoprendo la storia e approfondendo il pensiero di chi prima di noi ha vissuto il mondo in modo serio, alimentando un pensiero critico e leggendo attentamente le situazioni vicine, conoscendo il Magistero della Chiesa in questo ambito, insegnamento spesso non presente nel cammino di iniziazione cristiana (e non solo!).
Inoltre, questa scuola ci sembra un’efficace possibilità di formazione, dialogo e confronto tra Cristiani di diverse realtà, dalla parrocchia piccola alla grande città, con lo scopo di acquisire una consapevolezza concreta della realtà che ci circonda.
Non cerchiamo risposte facili ed immediate su chi votare, ma vogliamo orientarci tramite la dottrina sociale della Chiesa, che ci consegna un metodo di discernimento che chiede di considerare non solo i principi e i programmi proposti, ma anche la reale possibilità di attuazione, l’affidabilità e la coerenza delle persone che portano avanti ciascuna proposta.
Perché vi scriviamo?
In questi mesi abbiamo sperimentato quanto sia bello interrogarci e confrontarci sull’importanza di essere presenti al presente con consapevolezza e serietà. Vogliamo condividere questa attenzione. Vogliamo dire che è possibile: lo è per ciascuno.
È faticoso, ma la Bibbia stessa ci esorta con parole forti riguardo alla pigrizia e all’incapacità di scelte determinanti: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.” (Ap 3, 15-16)
In questo tempo decisivo per i prossimi anni del nostro Paese, del nostro territorio, della nostra Nazione, delle nostre Istituzioni, troviamo importante richiamarci e sostenerci reciprocamente per vincere l’indifferenza e la superficialità con le quali spesso trattiamo le questioni inerenti il “bene comune”.
Come sono le nostre comunità cristiane?
Nelle nostre comunità le reazioni riguardo all’impegno politico sono di timore, silenzio, sterilità, inefficacia formativa, rischio di estraneità, indifferenza dilagante, sfiducia nella possibilità di cambiare qualcosa (fatalismo)[2]. Spesso ci si sente distanti da situazioni che sembrano non dipendere direttamente da noi o sulle quali non si riesce ad incidere efficacemente.
Sentiamo ancora forte la distinzione tra fede e vita e questo non ci aiuta ad approfondire, a fare scelte o a tentare di capire in modo creativo come la fede possa effettivamente sostenere un impegno serio e libero in ambito politico. Mai come in questi tempi c’è confusione, ma allo stesso tempo è forte, condivisa e urgente l’esigenza di capire come muoversi per vincere la tentazione del “non mi riguarda”, del “non ci capisco niente” o del “tanto comunque fanno quello che vogliono”.
E quindi?
Proponiamo tre cose.
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Nel breve termine, di prepararci con la maggiore consapevolezza possibile alle imminenti elezioni, attraverso tre incontri come da volantino allegato.
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Nel lungo termine, provando a coltivare una familiarità con il pensare politico, secondo la condizione e le capacità di ciascuno, a partire da quello che già ognuno vive quotidianamente o attraverso scelte anche piccole. A tal proposito proponiamo la diffusione e la lettura del Discorso alla città di Milano dell’Arcivescovo Mario Delpini in occasione della Festa di Sant’Ambrogio “Per un’arte del buon vicinato” e una serata di confronto sul testo, per fare insieme qualche sottolineatura e, perché no, stimolare qualche scelta coraggiosa.
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Nel breve e nel lungo termine, la preghiera per le vocazioni politiche e per i politici, sia individualmente, sia a livello comunitario: quanto sarebbe bello che ogni comunità pregasse per il proprio Sindaco, per il Presidente della propria Provincia, per il Presidente della propria Regione, per i Parlamentari, per il Presidente del Consiglio, per il Presidente della Repubblica.
Speriamo di incontrarvi in molti nei prossimi mesi, buon cammino di consapevolezza.
I partecipanti del decanato alla scuola sociopolitica ”A Cesare quel che è di Cesare”
[1] CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI, La Chiesa italiana e le prospettive del Paese (1981), n. 13.
[2] Dall’esito del confronto nel CP Diocesano “Responsabilità pastorale diocesana e situazione sociopolitica in Lombardia in vista delle scadenze elettorali regionali e nazionali del 2018” – Milano, 25/26 novembre 2017