Esercizi Spirituali: intervista a p. Francesco Ghidini degli Oblati di Rho

Il termine ‘esercizio’ tanto al singolare quanto al plurale fa pensare ad attività commerciali o fisiche, al limite scolastiche. Non è immediato il riferimento allo Spirito. Ne parliamo con don Francesco Ghedini, chiamato a guidare gli Esercizi Spirituali della nostra comunità in questa seconda settimana di quaresima.

Sant’Ignazio di Loyola, nella sua opera, che per l’appunto titola Esercizi spirituali (1548), ci dice che come ci sono gli esercizi fisici così ci sono gli Esercizi spirituali. E lo scopo degli esercizi è proprio quello di esercitarsi,  nell’esame di coscienza e in tutto ciò che ha riferimento allo spirito. Lo spirito ha una sua immediatezza ma è anche un’arte, che si impara attraverso anche degli esercizi:  stare con il Signore non è una decisione banale ma richiede anche esercizio. Gli Esercizi Spirituali sono proprio il momento in cui ci si esercita, affinché questo possa esserci di aiuto nella vita.

Quando uno va in palestra trova un personal trainer, quando uno va in chiesa per gli Esercizi trova un sacerdote come te. Qual è esattamente il tuo compito?

Colui che dà gli Esercizi sarebbe il predicatore, ma più propriamente si dovrebbe dire che fa da guida. E’ vero che quando si ha a che fare con diverse persone o con una comunità quello che si può fare è predicare e dare delle indicazioni pratiche affinché ognuno possa fare quello che gli riesce. Ma il metodo vero e proprio degli Esercizi prevede una guida e un rapporto uno a uno.

Che senso ha fare gli Esercizi non già come semplici individui ma come comunità?

Gli Esercizi comunitari presentano una situazione più complessa. Compito di chi li guida è insegnare un metodo di preghiera, affidandosi al testo della Parola di Dio. In questi giorni vi proporrò alcuni brani degli Atti degli apostoli. Sarà un fitness, una palestra per tutti!

Da quanto tempo svolgi questa attività di predicazione e di guida?

Dal 2010. Ho  acquisito una discreta esperienza ed incontrato parecchie persone. Di solito nelle comunità religiose si fanno Esercizi spirituali di cinque/sei giorni. A partire dal quarto giorno si  intravedono piccoli passi che fanno capire che il Signore sta davvero operando: in quei cinque o sei giorni si può costruire una piccola storia!

Che cosa può pregiudicare la riuscita degli Esercizi?

La mancanza di disponibilità a lasciarsi cambiare e ad incontrare direttamente il Signore; oppure sentirsi già sicuri, a posto, come se si sapesse già tutto e non ci fosse nulla più da scoprire. E’ la disponibilità del cuore a far sì che il Signore possa davvero compiere opere grandi. Più il cuore è aperto e disponibile ad interagire a questa azione, più gli Esercizi riescono.

Cosa cambia in una comunità con gli Esercizi?

Gli Esercizi spirituali sono soprattutto un fatto che coinvolge la persona: se una persona cambia, o meglio si lascia cambiare, all’interno della comunità si pone in modo diverso e per questo possiamo dire che anche la comunità ne risente.

In questo senso è possibile avvertire un cambiamento anche della comunità. Ma è sempre a partire dalla persona, dalla decisione di ogni singolo, che con la sua conversione in qualche modo cambia anche la comunità!

Gli Esercizi sono cosa per tutti?

Possono far bene a ragazzi, giovani, adulti e anziani: ogni fascia d’età ha i suoi Esercizi spirituali. Certo bisognerebbe individuare per ognuno il livello di crescita, il punto del cammino spirituale a cui si è arrivati per capire quello di cui c’è veramente bisogno. Ed ha bisogno sia la persona matura sia il settantenne sia il giovane. Gli Esercizi aiutano ognuno a compiere quel passo spirituale che è pronto a fare. Bisogna saper cogliere il momento, l’occasione propizia.

C’è bisogno oggi di Esercizi spirituali?

Secondo me sì e lo vedo girando l’Italia. Lo dicono anche  i Gesuiti, maestri in quest’arte degli Esercizi. Oggi cresce il numero dei laici che chiede e vuole fare gli Esercizi spirituali. Gli incontri uno a uno con gli esercitanti consentono di entrare nel loro vissuto  e di comprendere meglio quanto possa essere positiva la ricaduta degli Esercizi nella loro vita. Una volta ad esempio mi è capitato di incontrare una coppia di divorziati risposati: è stato bello vederli cercare il senso della loro relazione anche in assenza del Sacramento. Gesù c’entra con la loro relazione anche se non è sacramentale.  La loro storia presenta delle ferite, determina una situazione complessa e difficile, che tuttavia  non impedisce di vivere come figlio amato, di vivere da figlia amata, sperimentando l’amore del Signore, da cui comunque non si è mai tagliati fuori.

Giovani ne incontri?

Pochi, ma anche lì è presente la voglia di incontrare il Signore, di conoscerlo veramente. L’approccio però cambia a seconda della condizione di vita: altro è quello del giovane laureato alla ricerca di un lavoro, altro  è quello del giovane già sposato e inserito nel mondo del lavoro. Magari stessa età, ma due approcci inevitabilmente diversi: il primo naturalmente risente più dell’incertezza. Gli Esercizi spirituali in una condizione o nell’altra si traducono in una diversa preghiera.

Gli Esercizi spirituali pongono al centro la Parola di Dio? Che tipo di rapporto hanno con la Sacra Scrittura gli esercitanti? Che tipo di conoscenza?

A Milano c’è una situazione particolare: un episcopato più che ventennale che ha posto al centro la Scuola della Parola ha lasciato un segno, perlomeno in chi ha oggi quarant’anni o cinquanta; anche se poi, magari, ha perso nel tempo questa confidenza con la Parola. Quando li incontri agli Esercizi scopri la voglia che hanno di ricominciare a frequentarla, a riprenderla in mano. I trentenni non hanno ricevuto questa educazione, non hanno avuto questa preparazione di base. Però appena incontrano la Parola di Dio se ne appassionano. L’esercizio serve loro per acquisire un metodo.

Buoni Esercizi a tutti!

F. A. F