GESU’ SALVEZZA PER OGNI UOMO

presepe di Comerio

Omelia nella Solennità dell’ Epifania      Is 60,1-6; Tt 2,11-3,2; Mt 2,1-12

Il brano evangelico ci presenta il noto racconto del Magi, che vennero a vedere Gesù pochi giorni dopo la sua nascita. Una lettura attenta di questo racconto ci fa capire che ci troviamo di fronte a un evento, che ha una portata simbolica e quindi un significato anche per noi. Chi sono questi Magi?  Chi rappresentano?  “Oggi, O Dio di misericordia – si dice nella prima preghiera della S. Messa – con la venuta dei Magi, primizia delle genti lontane, i popoli tutti hai chiamato a salvezza”. Questa preghiera ci invita a vedere in questi personaggi che vengono da lontano per adorare Gesù tutte le nazioni, tutti i popoli della terra. I Magi rappresentano tutti gli uomini e donne che da ogni parte della terra, lungo i secoli vengono a Gesù, che riconoscono loro Signore e Salvatore, come è annunciato dalla profezia di Isaia, (60,1-6), ascoltata nella prima lettura.

 “Il racconto che ascoltiamo nella festa dell’Epifania si riferisce senza dubbio all’episodio di personaggi che, illuminati, vennero dall’ Oriente per adorare Gesù, Ma anche a ciò che avviene ai nostri tempi a tutti coloro che si convertono a Gesù” (S. Leone Magno). La solennità del Epifania celebra la manifestazione di Gesù quale Salvatore universale. In lui tutti sono chiamati a trovare la salvezza. Ma l’esperienza sembra contestare questa verità e sembra dirci: apri gli occhi e vedrai che coloro che riconoscono in Gesù il loro Salvatore sono sempre più una minoranza. Non solo a livello mondiale, (pensiamo ai milioni di uomini e donne che non sono cristiani), ma anche all’interno dei Paesi di tradizione cristiana.

Da qualche decennio la percentuale di cristiani che partecipano alla S. Messa diminuisce. Persone che fino a un po’ di anni fa non avrebbero mai pensato di trascorrere una domenica senza Messa, oggigiorno trovano facilmente giustificazioni per tralasciare di andare a Messa. Quale è la percentuale dei giovani che partecipano alla S. Messa? Mi capita di sentire spesso genitori preoccupati perché i loro figli vanno solo raramente o niente del tutto a Messa. Si potrebbero portare molti altri esempi. Un’attenta analisi della situazione culturale odierna occidentale rivela che la fede in Gesù non è normalmente contestata, osteggiata, ma ritenuta marginale. Gesù è avvertito come una persona degna di stima, ammirazione, ma non come il Salvatore della nostra vita.  Che fare?

Innanzitutto siamo chiamati a riscoprire personalmente la nostra fede in Gesù Salvatore della nostra vita, come Colui che dà il senso ultimo alla nostra vita e alla vita di ogni uomo e di ogni donna che vive in questo nostro mondo. Siamo invitati a riscoprire la centralità di Dio, che si rivela e si dona a noi in Gesù, la rilevanza della nostra fede in Gesù, del nostro essere in comunione con Lui. Perché, vedete, il credente in Gesù, il cristiano dei giorni nostri è continuamente esposto al rischio di considerare, non tanto teoricamente, ma praticamente, marginale la sua fede, il suo riferimento a Gesù.  Non si rifiuta Gesù, ma ciò che conta di fatto è qualcosa d’altro.  Allora occorre mediante la preghiera, l’ascolto della parola di Dio, la partecipazione alla Comunità Cristiana lasciare che Gesù diventi davvero ciò che ci sta più a cuore, il centro dei nostri desideri, aspirazioni, pensieri, scelte concrete, comportamenti. Occorre permettergli di diventare sempre più il Signore della nostra vita.

Innanzitutto siamo chiamati a riscoprire personalmente la nostra fede in Gesù Salvatore della nostra vita e di conseguenza rendere testimonianza a Gesù. La nostra testimonianza dovrà essere umile: libera da ogni compiacenza che ci faccia sentire più bravi degli altri. Umile e discreta: rispettosa della libertà di ciascuna persona e del piano di Dio, le cui vie sono infinte e che per ciascuno di noi ha il suo disegno di amore misericordioso. Umile, discreta, senza mai assumere il tono della imposizione e infine autenticamente coraggiosa. E ciò accadrà se la nostra testimonianza passerà soprattutto attraverso la nostra esistenza quotidiana: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi).

I frati che vanno fra gli infedeli, – ha scritto S. Francesco – possono comportarsi in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo”. Il primo modo indicato da S. Francesco è eco di ciò che S. Paolo dice nella finale della seconda lettura odierna (Tt 3,2).

Gesù è venuto per salvare ciascuna persona in questo mondo, qualunque sia la sua etnia, il popolo a cui appartiene, il suo stato di vita, la sua condizione sociale. Egli è la luce che illumina tutti i popoli (Gv 1,9) ed è la pienezza di vita a cui ogni persona umana aspira. Non c’è salvezza che in Lui (Atti 4,12). Qui nasce una domanda: che dire di coloro che non hanno avuto l’opportunità di ascoltare e accogliere il Vangelo di Gesù? Dio che vuole che tutte le persone si salvino e arrivino alla conoscenza della verità (I Tim 2,4) le raggiungerà, perché aprano il loro cuore a Gesù Cristo, per vie e modalità note solo a Lui. Tuttavia questo non rende meno urgente la missione della Chiesa, e nella Chiesa di ciascuno dei credenti in Gesù, di annunciare il Vangelo di Gesù a ogni creatura (Mc 16,15).

Emilio Patriarca vescovo