La nostra Comunità ha accolto con una messa solenne, celebrata venerdì 18 maggio presso la Chiesa di Comerio, le reliquie del Beato Paolo VI. Pubblichiamo il testo dell’omelia tenuta da mons. Emilio Patriarca. Ricordiamo inoltre che presso la Chiesa della SS. Trinità a Gavirate è possibile visitare la mostra dedica a Paolo VI (l’uomo, l’Arcivescovo, il Pontefice).
Questa celebrazione Eucaristica è resa particolarmente significativa dall’accoglienza delle reliquie del Beato Paolo VI, che presto sarà proclamato Santo, in compagnia del beato Oscar Romero del San Salvador. Entrambi, sia pure in situazioni diversi, sono stati testimoni esemplari della Speranza Cristiana.
San Paolo ci annuncia una bellissima notizia. Fratelli nella speranza siamo stati salvati (Rm 8,24). È un annuncio strabiliante. Come se a dei soldati al fronte, in trincea, in attesa di un attacco nemico, venisse annunciato: la guerra è finita, il nemico è stato sconfitto. Dovremmo esultare, deporre ogni paura, inquietudine, spalancare le porte delle nostre case, uscire allo scoperto, abbracciarci, danzare. Ma tutto ciò non accade, non ci sentiamo di farlo. Perché? Perché la realtà del male, che ci sta davanti ed è anche dentro di noi, contraddice quell’annuncio di Paolo: “Siamo stati salvati”. Altro che essere salvati, ci sentiamo minacciati: personalmente, in famiglia, sul lavoro, nella società, a livello nazionale, mondiale.
L’annuncio “Siamo stati salvati”, è preceduto dall’espressione “Fratelli nella speranza”. Queste parole sono molto importanti e vanno capite bene. La speranza di cui qui si parla non è una speranza puramente umana, che esprime un augurio, che si basa su ciò che possiamo constatare. Tipo il proverbio: “Rosso di sera, bel tempo si spera”. No, la speranza di cui Paolo parla è la Speranza Cristiana, e la Speranza Cristiana è una speranza affidabile, una speranza di cui ti puoi veramente fidare, anche se non ne vedi le prove. Mons. Montini, prima ancora di diventare Papa, in un appunto autografo ha scritto: «La speranza cristiana non è una semplice supposizione, una congettura, un desiderio […]. è l’appoggiarsi sopra una realtà; una presenza, un’assistenza, un intervento divino, che non fallisce e che non viene meno».
Che cos’è questa presenza, assistenza, intervento divino, su cui si appoggia la Speranza Cristiana? La risposta ci è rivelata nel brano evangelico (Gv 16,5-11): Gesù, alla vigilia della passione promette ai suoi discepoli il dono dello Spirito Santo che “dimostrerà la colpa del mondo”, cioè dimostrerà che il mondo, che ha rifiutato Gesù e lo ha crocifisso ha torto. Si è illuso di trionfare su Gesù, ma in realtà è stato sconfitto .
Lo Spirito Santo dimostrerà che il male, che ha espresso tutta la sua forza ostile contro Gesù, il Figlio di Dio, inviato dal Padre per salvare l’umanità, l’intera creazione secondo il suo piano amorevole, non ha vinto. Non ha avuto il sopravvento su Gesù, ma è stato spodestato. E quindi lo Spirito Santo ci convincerà che vale la pena di fidarci di Gesù. Lo dimostrerà innanzitutto nei nostri cuori, cioè nella nostra interiorità, perché è lì che abita e opera lo Spirito Santo: lì dove nascono i nostri desideri, pensieri, risoluzioni. E questa azione dello Spirito Santo in noi ci confermerà nella nostra fede in Gesù: ci farà comprendere le sue parole, le sue azioni, la sua passione e morte in croce, il valore della sua risurrezione per noi, ci persuaderà che siamo stati salvati, Ci darà la sapienza e la fortezza di non lasciarci rubare la speranza (Papa Francesco). E allora diventeremo capaci di intravvedere, dentro lo scenario oscuro di questo nostro mondo che sembra spegnere la speranza, le luci che brillano e ci sostengono nella nostra speranza.
Nella Esortazione Apostolica Gaudete in Domino (1975) Paolo VI scirve che «Oh, non ci facciamo illusioni sugli ostacoli, sulle difficoltà […]. Ma molti sono gli elementi che infondono speranza al nostro sguardo che scruta l’orizzonte della Chiesa e del mondo […]. Si, contro smentite che qua e là possono venire da punti particolari, noi abbiamo fiducia. La Chiesa è viva!».
La speranza Cristiana è un dono, ma nello stesso tempo è – ha precisato Paolo VI – un dovere per il cristiano, per la comunità Cristiana che ha la missione di evangelizzare il mondo. Nella sua Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, ha scritto che tra gli ostacoli che il cristiano incontra oggi nel suo sforzo di evangelizzare, uno dei più insidiosi, è «la mancanza di gioia e di speranza» (n. 80). E questa affermazione è riportata da Papa Francesco nella sua esortazione apostolica Gaudete et exsultate. Il Card. Pironio, che fu molto vicino a Paolo VI, nel processo di canonizzazione ha testimoniato a riguardo di Paolo VI: «Viveva con serenità e fiducia, nei momenti difficili, l’abbandono nelle mani di Dio. Era uomo di salda speranza e la sapeva trasmettere agli altri. Era frequente in lui − soprattutto quando si incontrava con i Vescovi – invitare alla serenità, alla fiducia, alla speranza: “Non abbia paura”. “Coraggio”. Viveva con gli occhi fissi nell’eternità e parlava con serenità e fortezza come se stesse “vedendo l’Invisibile”»..
Accogliere le reliquie del Beato Paolo VI è un gesto di stima, riconoscenza, affetto per colui che fu Arcivescovo di questa nostra Diocesi dal 1954 al 1963, e, penso, è un modo per annoverarlo tra gli amici più cari che noi, ancora pellegrini, abbiamo in Paradiso e al quale possiamo rivolgerci con più confidenza e fiducia, perché, ne sono certo, gli siamo particolarmente cari. Un vescovo, capiti quel che capiti, non può dimenticare la Diocesi di cui è stato Pastore.
Emilio Patriarca vescovo
giorni e orari di apertura della mostra
Domenica 20 maggio 11.30 – 12.30
Lunedì 21 maggio 18.00 – 19.00 e 21.00 – 22.00
Martedì 22 maggio 21.00 – 22.00
Venerdì 25 maggio 19.00 – 20.00
Sabato 26 maggio 16.00 – 17.00
Domenica 27 maggio 16.00 – 17.00