Le tentazioni di Gesù nel deserto
Pubblichiamo il testo dell’omelia di mons. Emilio Patriarca a commento del vangelo della prima domenica di Quaresima (Mt 4,1-11)
Il vangelo ci testimonia che Gesù risuscitò il “primo giorno della settimana”. Per questo i cristiani incominciarono a riunirsi settimanalmente non il sabato, l’ultimo giorno della settimana, secondo la tradizione ebraica, ma il giorno seguente, che a quell’epoca era chiamato: “il giorno del sole”. Tale nome fu presto cambiato dai cristiani in “il giorno del Signore”. Ora noi lo chiamiamo: domenica dal latino Dies Domini, Giorno del Signore appunto.
Per alcuni decenni i cristiani hanno continuato a riunirsi ogni settimana il giorno dopo il sabato, nel Giorno del Signore, la domenica. Era la celebrazione settimanale del grande evento della nostra salvezza: la Morte e la Risurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore. Ben presto, poi, i cristiani hanno scelto una domenica dell’anno in cui celebrare solennemente la Morte e la Risurrezione di Gesù Cristo nostro Signore. Noi, cristiani, in fedeltà a questa tradizione, ci riuniamo ogni settimana, nel Giorno del Signore, la domenica, per celebrare la Morte e la Resurrezione. E una volta all’anno, in una domenica stabilita, ci riuniamo per l’annuale solenne celebrazione della Morte e Risurrezione di Gesù. Questa celebrazione annuale della Morte e della Resurrezione di Gesù è la festa di Pasqua, che quest’anno celebreremo il 4 aprile. È la madre di tutte le domeniche e il cuore dell’anno liturgico.
Ho iniziato la mia omelia parlando della Festa di Pasqua perché oggi è la prima domenica di Quaresima. E la Quaresima è un tempo di 40 giorni che ci conduce alla celebrazione della Pasqua… È un viaggio verso la Pasqua.
Nei primi secoli i battesimi erano amministrati in ogni comunità solo una volta all’anno, a Pasqua, durante la Veglia Pasquale, e così il tempo quaresimale divenne il tempo dell’ultima preparazione per coloro che erano stati eletti per essere battezzati a Pasqua. Per noi, che già siamo stati battezzati, la Quaresima è un tempo propizio per riscoprire il nostro battesimo, la nostra nascita come figli di Dio in Gesù Cristo.
Il brano di evangelo odierno ci presenta le tentazioni di Gesù. Si, Gesù è stato tentato perché si è fatto un uomo vero, a tutti gli effetti, un uomo di carne ed ossa come noi; a tal punto da essere insidiato da Satana come noi. L unica grande differenza tra Gesù e noi sta nel fatto che egli resistette alla tentazione: Fu provato e tentato «in ogni cosa come noi, escluso il peccato»
Al di là della specificità delle tre tentazioni, narrate nel brano evangelico, il tentativo messo in atto dal demonio è stato quello d’incrinare il rapporto filiale di Gesù con Dio, ossia di cariare il desiderio fondamentale del Figlio di obbedire alla volontà salvifica del Padre. L’evangelista Luca conclude il racconto parallelo a quello di Matteo che abbiamo letto, con una misteriosa allusione alla croce: «Il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato». Il «tempo fissato» sarebbe stato quello della tentazione “cruciale” nel Getsemani, quando ormai la fedeltà al desiderio del Padre di salvare gli uomini avrebbe significato per Gesù accettare di bere il calice amaro della morte sulla croce.
Anche per noi, il senso ultimo di ogni nostra tentazione è quello di incrinare il nostro rapporto filiale con Dio, che ci è stato donato con il Santo Battesimo. La nostra tentazione di fondo, che poi si manifesta in molteplici modi, è quella di non vivere da Figli di Dio che trovano la loro salvezza affidandosi a Dio, in comunione con Gesù, e quindi di cercare la nostra salvezza per conto nostro, come se la nostra vita e felicità dipendessero da noi e non da Dio. La nostra tentazione è quella di cercare le nostre salvezza e la felicità non in Dio, ma in qualche cosa d’altro: la ricchezza, il successo, il potere.
Il superamento di questa tentazione è un cammino, perché la nostra vita di persone libere è un cammino, si tratta di imparare a cercare innanzitutto Dio, cercare la nostra salvezza in Lui e non in altri idoli. Mi pongo una domanda, che invito a fare anche vostra: a che punto sono in questo cammino? Non è facile rispondere a questa domanda. Quando me la pongo mi sembra sempre di essere al punto di partenza. Ma posso chiedermi: “Come vedo gli altri? Come mi relaziono agli altri? Se riesco a rendermi conto che sto diventando un po’ più capace di riconoscerli fratelli e sorelle, ecco allora sto avanzando in questo mio cammino nella direzione giusta. Il nostro vivere da figli di Dio si verifica nella nostra capacità di rapportarci agli altri come a fratelli e a sorelle. È la prova del 9. Non conosco verifica più efficace.
“Signore Gesù, ti chiediamo di aiutarci a vivere questa quaresima come un’occasione favorevole per riscoprire il nostro battesimo e assomigliarti un po’ di più nel tuo amore filiale per Dio Padre. Donaci, Signore, la capacità di resistere al tentatore, che ha cercato di spingere anche te a non fidarti del Padre, soprattutto quando comprendesti che, per rimanergli fedele, avresti dovuto accettare la croce. Rinvigorisci in noi la perseveranza di rimanere figli obbedienti al Padre, anche nei periodi di deserto della nostra esistenza, nella solitudine, nelle difficoltà, nelle malattie e nei patimenti interiori. Aiutaci ad affrontare queste prove della vita come un modo per prendere con fede la nostra croce e per portarla, passo dopo passo, dietro di te”.