L’Enciclica Laudato Si’, la prima enciclica sull’ecologia di Papa Francesco. Il teologo Marco Vergottini ci accompagna nella lettura

Laudato si’ mi’ Signore. Le prime parole dell’enciclica di Francesco aprono uno splendido orizzonte. Il cantico alla creazione del Poverello d’Assisi, si rivolge al Creatore che nella natura ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà, perciò attende da noi una risposta e un senso di gratitudine e di responsabilità, che si traducono in sincera cura per l’ambiente e in un costante impegno riguardo ai problemi della società.

1. Rompere con l’indifferenza

Il papa scrive sulle meraviglie della nostra madre Terra, che «protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei» (2). Questo avviene sotto lo sguardo indifferente di potenti, ricchi e corrotti…, di ciascuno di noi che per incoerenza, disinteresse o irresponsabilità, finiamo per chiudere gli occhi sul degrado umano, sociale e ambientale. Per troppo tempo ci siamo rinchiusi in noi stessi, preoccupati esclusivamente di difendere i nostri privilegi e il nostro benessere (magari acquisito sulle spalle degli altri). È venuto il momento di svegliarsi, di uscire da sé, perché «l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune» (13).

2. Meravigliarsi ancora come i bambini

L’enciclica è una chiamata ad aprirsi alla meraviglia del mondo e dei suoi abitanti, per scoprire l’Autore divino. Che bello sarebbe tornare a meravigliarsi come i bambini! In questo modo possiamo più facilmente rinunciare a «fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio» (11), e «riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla» (12). «La consapevolezza che siamo una sola famiglia umana» (52) ci può svegliare dal nostro torpore, per proteggere l’ambiente e aiutare gli altri.
All’interno della grandezza dell’universo, la più alta causa di meraviglia è l’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, amato da Lui prima della sua formazione nel grembo materno. È una grande fonte di speranza sapere che «siamo stati concepiti nel cuore di Dio» (65). L’uomo, con la sua «capacità di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone» e con Dio Padre, ha una dignità infinita (65) che non può dimenticare. E maltrattare altre creature è contrario proprio alla sua stessa dignità (92).

3. Proteggere i più deboli

Come il santo di Assisi, «esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole, e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità» (10), dobbiamo difendere i più bisognosi. La terra flagellata, sfruttata, vessata da una logica consumistica, ci porta a pensare ai più deboli. Non possiamo restare in silenzio di fronte alla cultura dello scarto (20-22, 43). I primi a notare il rigore della scopa che li getta via da questo mondo, sono i nascituri, i malati, i bambini, gli anziani, i lavoratori precari, i senza tetto, gli emigranti in fuga dalle guerre o dalla miseria…

È molto ingiusto e destabilizzante voler escludere qualcuno dalla casa comune, «incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni» (50); voler imporre le loro politiche in materia di controllo delle nascite e la cosiddetta salute riproduttiva.

Gli esseri umani hanno una natura comune che devono rispettare e non possono manipolare a piacere (155). Questo è il fondamento di una «fraternità universale» (228). Si deve «accettare il proprio corpo come dono di Dio» (155), rispettando il suo significato. L’essere umano non è «pienamente autonomo. La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale» (105). È questa una nuova chiamata alla conversione personale. Ad ognuno di noi si chiede la sobrietà nei consumi, dare a coloro che hanno di meno e non aspirare a un sempre più rapido progresso soltanto delle minoranze (193), a un potere sempre maggiore delle nuove scienze che, se non controllate, si rivolgono contro il più debole, come nei regimi totalitari (104) rivestiti di apparente democrazia.

4. Sotto lo sguardo di Gesù

Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare con noi, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi (cfr. Ap 21, 3). Dio non è fuori o lontano, ma spezza il cielo ed entra nel nostro mondo. La vastità dell’universo, la fragilità umana, ci portano a «pensare l’insieme come aperto alla trascendenza di Dio» (79). Si tratta di una novità che apre la nostra vita ad un altro, a un Tu (81). È un Dio vicino perché «egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4, 19). «Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi» (84).

L’enciclica è rivolta a tutti gli uomini di buona volontà. Il cristiano vede Cristo che rivela la verità su sé stesso e sul mondo. Il non cristiano e il non credente che cercano sinceramente la verità, che è apertura, scopriranno sufficienti segnali per raggiungere il Creatore. Chi, invece, si chiude su se stesso e non supporta il dialogo, rimane isolato e triste.
È necessaria una conversione personale che ci faccia uscire da noi stessi. Se vogliamo trasformare la giungla che ci circonda, dovremo cominciare dal nostro giardino, dall’ecologia della vita quotidiana, che si manifesta «nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere» (147).

Chi guarda Dio fatto uomo è in grado di vivere il potere come servizio, di accogliere tutti, soprattutto i più deboli. Soltanto così può maturare come persona. Chi guarda Gesù, lascia la massa informe e in lui appare un volto: un volto forse spaventato e ancora incredulo, ma in procinto di convertirsi. Memento homo… Ricordati uomo e donna di cosa sei fatto, qual è il tuo destino, la tua missione e la tua grandezza. E continua a ripetere Laudato si’ mi’ Signore.

                                                                                                                                                                               Marco Vergottini