San Giuseppe e il cammino di fede sui sentieri della mitezza, dell’ascolto della Parola, dell’obbedienza a Dio e al suo disegno di salvezza

Pubblichiamo l’omelia di mons. Emilio a commento del vangelo della solennità di san Giuseppe (Mt 2,19-23)

La festa di oggi ci porta direttamente all’essenziale, attraverso l’incontro straordinario e benefico con la figura di Giuseppe di Nazaret, il quale custodì il Signore Gesù, nei primi anni della sua vita terrena.

 San Giuseppe fu uomo mite. In un’epoca aggressiva e impaziente come quella in cui viviamo, la mitezza sembra perdente. Si preferirebbe l’arroganza, la forza della polemica, l’irruenza del nervosismo, oppure l’apatia della depressione.  Si cerca il confronto esasperato che conduce al conflitto e alla pretesa.  Invece San Giuseppe si presenta come un uomo mite, quella mitezza che ha il potere di ereditare la terra (cfr. Matteo 5).

Senza chiusure, senza risentimenti, superando la tristezza per amore, San Giuseppe si apre alla manifestazione di Dio, che lo scelse fra tutti gli uomini. Dio, come si dice nella prima lettura a riguardo di Giacobbe, gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di intelligenza (cfr. Siracide). Certamente anche lui avrà attraversato una nube oscura, ma poi il suo cuore mite gli ha permesso di incontrare Dio faccia a faccia: questo incontro, che solo i santi conoscono, deve essere veramente quello che san Giuseppe ha provato, e che gli ha dato la forza di un amore non solo così grande, ma anche così nascosto al cuore degli uomini.

Possiamo chiedere quest’anno a san Giuseppe il dono della mitezza del cuore. Vivremo più sereni e riconciliati, più buoni e più pazienti. Avremo la coscienza più chiara dei nostri limiti e delle povertà dei nostri fratelli. Saremo un sostegno a tutta l’umanità affaticata. Saremo più disposti al futuro che viene da Dio. Ringraziamo il Signore per gli uomini e le donne miti che vivono in mezzo a noi e che hanno la capacità di portare le fatiche e di rasserenare gli animi. Sono una vera benedizione.

Giuseppe fu uomo della Parola. Non la parola pronunciata, anzi al contrario si tratta proprio della Parola ascoltata. In lui la Parola è soltanto ascolto e custodia del cuore. In san Giuseppe l’ascolto della Parola di Dio assume la forma del sogno. Questi sogni, che puntualmente lo accompagnano, non sono una visione facile e entusiasta della vita. I sogni di Giuseppe non gli rivelano i suoi desideri ma i desideri di Dio. I sogni di san Giuseppe sono intuizioni spirituali insopprimibili, forti e irrinunciabili, come forte è la Parola di Dio. San Giuseppe nella Bibbia è l’uomo della Parola perché ascolta e mette in pratica le intuizioni che vengono da Dio.

Giuseppe ci aiuti a custodire le nostre labbra per avere davvero la saggezza del cuore. Troppo spesso le nostre parole sono impetuose e immediate. Forse non ci permettono né di riflettere con calma, né di pregare in profondità. Giuseppe, uomo dell’ascolto, ci insegni questa difficile arte umana e ci introduca in una vera preghiera. Ci sono anche per noi dei sogni spirituali che possono suscitare in noi intenzioni buone: autentiche grazie per la nostra vita quotidiana. Per intercessione di san Giuseppe, insegnaci ad ascoltare, o Signore; insegnaci a capire il dolore degli altri, insegnaci a confortare, lasciando cadere qualche nostro immediato desiderio per mettere in pratica i desideri di Dio. In questa quaresima, la penitenza dell’ascolto ci può condurre preparati alla Pasqua.

Giuseppe fu l’uomo della ubbidienza a Dio e al suo disegno di Salvezza L’obbedienza in san Giuseppe, come in Abramo, prende corpo in una partenza. San Giuseppe, come Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo. Giuseppe sentì quella voce interiore: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’» (cfr. Matteo) Egli si alzò, prese il bambino, sua madre e si mise in cammino, senza sapere cosa avrebbe incontrato in quello strano viaggio pieno di incertezze e di paura; senza sapere come sarebbe andata a finire questa strana avventura. Obbedire significa entrare nella volontà di un altro che ti ha parlato, ti ha legato a sé in una forma di amore che altri non capiscono. Dio, che ha parlato a Giuseppe, lo sosterrà nelle difficili obbedienze della sua vita.

Forse anche a noi viene chiesto di imparare in questo tempo della vita a sostenere qualche obbedienza difficile, in una terra piena di pericoli e di paure. Possa oggi san Giuseppe consolare e sorreggere coloro che tra noi sono provati dalle preoccupazioni, dai conflitti, dalle incertezze sul futuro, dal dolore o dalla morte. Come san Giuseppe anche noi dobbiamo prendere e tenere vicino il bambino Gesù e sua Madre e continuare il nostro cammino.

Giuseppe fu tutto ciò in modo eccellente perché fu un uomo di fede. Misteriosa e commovente è la fede di Giuseppe. Si è fidato di Dio, anche quando la sua vita è stata sconvolta da una visita dell’angelo che gli ha indicato una forma di amore che non si aspettava e neppure sembrava giusta. Nella vicinanza profetica a Maria, sua sposa, ha messo tutta la sua vita. Per fede, come è stato per Noè, anche Giuseppe ha avvertito qualcosa di grande anche se non lo vedeva.

San Giuseppe ci insegna a vivere di fede anche quando ci viene paura e non riusciamo a dare risposta a tutte le nostre domande. La fede di san Giuseppe è discreta, umile, paziente ma sempre attiva. Sempre pronto a partire e a ripartire. Ci insegna a non lasciarci andare davanti alla tristezza e allo smarrimento che stiamo attraversando. Portando con decisione anche il peso degli anni e la fragile salute del corpo siamo chiamati a resistere nei momenti della fatica e nei contrattempi della storia.

Con san Giuseppe, anche noi oggi riprendiamo il nostro cammino di fede sui sentieri della mitezza, dell’ascolto della Parola, dell’obbedienza a Dio e al suo disegno di salvezza su ciascuno di noi.