annunciazione prima cappella del Sacro Monte di Varese
pubblichiamo il testo dell’omelia di don Maurizio, a commento delle letture della festa della Divina Maternità della Vergine Maria e Sesta Domenica di Avvento
In questa domenica, l’ultima prima di Natale, il nostro sguardo attento si posa sulla figura di Maria. Questa ragazza semplice, che viveva in un villaggio sperduto della Galilea si trova al centro di un’attenzione tanto grande quanto inattesa, di fronte alla quale il vangelo di Luca ci dice che prova un profondo e grande turbamento. Quando pensiamo a Maria, lo dico spesso, rischiamo di collocarla troppo in cielo con il risultato che ne perdiamo l’umanità, e non riusciamo a percepire i suoi sentimenti. Maria non prova turbamento perché avverte l’irruzione dell’angelo come un disturbo alla sua vita di ragazza tranquilla e non l’avverte nemmeno come una invadenza nella sua libertà, alla fine avrebbe tutto il diritto di essere ancora spensierata, di godersi la vita finché può. Noi spesso le cose le vediamo così pensando ai nostri giovani, che dovrebbero rimandare le scelte definitive il più in là possibile per non “rovinarsi la vita”. Allora da dove nasce questo turbamento? Il vangelo ci dice che lo dobbiamo attribuire proprio alle parole che le rivolge l’angelo Gabriele. Maria percepisce in quelle parole un saluto troppo solenne, una parola troppo importante per essere rivolta a una ragazza così. Insomma l’annuncio è troppo grande per una persona troppo piccola. Ma questo evento non è altro che la vocazione di Maria.
E la vocazione è per tutti uno stupore. Molti di noi hanno già ricevuto tante chiamate dal Signore. Sappiamo bene che ogni nostra vocazione ha voluto dire aprire un cammino imprevisto. La vocazione per certi aspetti ci è apparsa come una proposta che risultava troppo bella, a prima vista troppo alta, spesso troppo oltre le proprie capacità. Ma chi come Maria ascolta gli angeli di Dio che chiamano non può che stupirsi e anche rimanere turbato. Quante chiamate abbiamo ricevuto nella nostra vita e, a volte, quanta paura di non potercela fare.
Di fronte alla reazione della ragazza, di Maria, l’angelo Gabriele pronuncia una parola rassicurante. Non le dice “non ti preoccupare sei una ragazza in gamba, mostri di più dell’età che hai, te la caverai sicuramente”. No, l’angelo le dice: “Non temere”, non avere paura. L’annuncio contiene una promessa, la promessa di non essere sola in questa vocazione ma di essere accompagnata. Il cammino vocazionale non è per eroi solitari inviati per missioni impossibili, ma è la docilità allo Spirito di Dio ti rende abile e capace di compiere le opere di Dio.
La vocazione che viene da Dio che cosa non è? Non è un progetto personale costruito facendo previsioni e analisi in base alle proprie capacità e risorse; non è nemmeno solo una splendida carriera conquistata con intraprendenza o perché sappiamo muoverci bene nella società; la vocazione non è solo una aspirazione che nasce dal cuore ma destinata ad essere soffocata dalla realtà che spesso è troppo aspra rispetto alle nostre aspettative; la vocazione non è neanche una passiva rassegnazione a fare la volontà di Dio, come se questo fosse l’ultima spiaggia dopo che le abbiamo provate tutte.
La vocazione è per ciascuno di noi come per Maria affidarsi a una promessa con lo stupore, la gratitudine di chi riconosce di essere destinatario di una grazia che non sapeva nemmeno sperare e sicuramente che non proveniene da meriti particolari. La vocazione è di chi si fida perché confortato dalla presenza amica dello Spirito di Dio.
La vocazione è la nostra libertà che risponde all’Amore che chiama e che salva. Quello che è oltre ogni aspettativa trova compimento per potenza di Spirito Santo.
Siamo sulla soglia del Natale 2020. Un Natale faticoso per molti di noi. Difficile per tante famiglie toccate dalla sofferenza e dalla morte di una persona cara. Un Natale pieno di incertezze per il futuro: il lavoro, i nostri ragazzi e giovani.
Siamo sulla soglia del Natale e celebriamo il compimento. Oggi è la domenica dell’Incarnazione, e l’incarnazione di Dio è il compimento di tutte le Scritture. Oggi Maria ci è presentata come il modello di questo compimento: Lei è la Piena di Grazia. Anche noi siamo ripieni della Grazia di Dio. Guardando a Maria decidiamo di affidarci allo Spirito perché si compia anche noi la promessa di Dio. Dove trovare il compimento?
Dice il nostro vescovo Mario:
“Le domande trovano compimento non nelle risposte, ma nella rivelazione: quel modo della verità di essere abbraccio, non solo pensiero, di essere bellezza non solo ragionamento, di essere fuoco e non solo riflessione.
Il desiderio si compie nel generare: quel modo d’essere degli affetti che non è brama di possedere, ma dono, offerta, dedizione perché l’altro sia, gli altri siano.
La conoscenza di sé si compie nella gloria: quel considerare se stessi non solo meritevoli di stima, non solo capaci di bene, non solo consapevoli della propria dignità di creature, ma avvolti dalla gloria di Dio, abilitati a compiere le opere di Dio, capaci cioè di amare come Gesù ha amato noi.
L’essere uomini, l’essere donne si compie nell’essere figli di Dio”.
don Maurizio
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