LA DOMENICA DI ABRAMO
Pubblichiamo il testo dell’omelia di don Mario a commento del vangelo odierno (Gv 8,31-59)
Non è facile seguire il Vangelo di questa domenica e, forse, la cosa migliore da fare è stare in silenzio, rileggerlo lentamente e lasciare entrare le sue parole nel nostro cuore. Ma soffermiamoci brevemente su alcune affermazioni di Gesù.
Siamo in un cortile del Tempio, c’è la folla che segue Gesù, e tra loro ci sono molti di coloro che all’inizio si dichiaravano suoi discepoli.
Gesù allora cerca di chiarire bene cosa vuol dire essere suoi discepoli. “Siete davvero miei discepoli se custodite la mia parola e la mia parola vi farà liberi”.
La prima cosa è custodire la parola, cioè credere alla parola di Gesù e credere che Lui è il Messia il Figlio di Dio. E poi l’affermazione sulla libertà che tocca la suscettibilità di quelle persone le quali rispondono: “Ma noi siamo figli di Abramo e quindi siamo già liberi, non siamo mai stati schiavi di nessuno”. (Sappiamo però che per buona parte la storia di Israele è una storia di schiavitù: in Egitto, a Babilonia, e poi i Seleucidi successori di Alessandro Magno, che avevano sottomesso la Palestina e poi i Romani).
Ritenevano che il fatto di essere figli di Abramo significava essere a posto con Dio e con la propria coscienza.
“Se foste figli di Abramo fareste le opere di Abramo invece voi volete uccidermi perché vi ho detto la verità. Questo Abramo non lo ha fatto. Quindi voi siete schiavi del peccato perché fate le opere del peccato”. “Noi siamo figli di Dio, non siamo figli di prostituzione”.
“Se Dio fosse vostro padre mi amereste perché da Dio sono uscito e vengo. Voi non volete comprendere le mie parole perché avete per padre il diavolo, menzognero e omicida fin dall’inizio.”
L’orgogliosa presunzione di questi giudei di essere giusti al cospetto di Dio solo per il fatto di essere discendenti di Abramo non poteva essere accettata da Gesù. Egli cercava di far capire che il rapporto con Dio non è qualcosa di automatico, senza che ci sia fede sincera, volontà libera . E poi Gesù richiede fede anche in Lui come il vero Messia e Figlio di Dio e poi perché la sua parola è veritiera perché è quella ascoltata presso il Padre.
Poi la discussione si fa sempre più accesa e Gesù si espone sempre di più fino al punto che i suoi ascoltatori raccolgono delle pietre per scagliarle contro di lui. Ma Gesù si nasconde e esce dal Tempio.
In questa disputa che va accendendosi, la neutralità nei confronti di Gesù diventa impossibile. Tutti sono costretti a prendere partito.
Questo viene affermato in tutto il Vangelo, Gesù esige una scelta radicale per i suoi discepoli e questo vale anche per noi oggi. Nel rapporto con Dio è importante giocarsi in prima persona in un atteggiamento di fede autentica e in un comportamento ad essa coerente. Anche per noi cristiani sarebbe assurdo pensare di essere a posto con Dio solo perché, tanto tempo fa, siamo stati iscritti nel registro dei Battesimi, senza vivere realmente una vita cristiana. Davanti a Dio noi valiamo per quello che siamo in prima persona.
Un altro argomento che emerge in questa pagina è quello della libertà. E’ un tema affascinante, perché senza libertà è impossibile realizzare una vita che abbia un senso e un valore. Nel corso della disputa Gesù fa capire che libero davvero è chi ascolta la sua Parola e la mette in pratica.
Nell’opinione comune di oggi essere libero significa poter fare quello che si vuole. Ma allora quante verità ci sono? Anche Adamo ed Eva nel paradiso terrestre hanno voluto agire contro la volontà di Dio, ma ne conosciamo le conseguenze. E anche come esperienza personale sappiamo quanti guai si incontrano quando vogliamo fare solo di testa nostra, inseguendo magari i nostri gusti, i nostri capricci, aggirando anche le più evidenti regole del buon senso (vedi il comportamento di tanti in questa situazione di pandemia. Infatti le mascherine potrebbero essere una limitazione di libertà, ma le portiamo nella convinzione di contribuire a quel bene comune che è la salute). Certo è facile fare quello che si vuole, ma poi si rimane insoddisfatti e delusi.
Gesù ci insegna che la vera libertà è quella di accettare e assecondare la volontà di Dio che è sempre una volontà di amore, e che, nella sua provvidenza vuole sempre e solo il nostro bene. Questo non è sempre facile e a volte è doloroso, ma si ha la gioia interiore di essere con Lui e amati da Lui.
Ma viene spontanea un’osservazione sulla conclusione di questa vicenda di Gesù: la scorsa domenica abbiamo visto come gli abitanti di Samaria, considerati nemici ed eretici hanno accolto e creduto in Gesù come Messia e Salvatore del mondo. Gli abitanti di Gerusalemme invece che erano i predestinati e i privilegiati ad accogliere la Salvezza prendono in mano le pietre per ucciderlo.
Facciamo in modo che in questa nostra Quaresima possiamo adeguarci sempre di più alla volontà di Dio anche se è necessario qualche sacrificio e uno sforzo di buona volontà e il Signore ci farà godere veramente della gioia e della luce che ci viene dalla sua Pasqua.