pubblichiamo il testo dell’omelia di don Maurizio per la Celebrazione della Passione del Signore
O Crux ave, spes unica – Croce, speranza unica.
Con il venerdì santo, la Chiesa non ricorda un morto, ma in quel Crocifisso è invitata, con tutta l’umanità, a vedere la vera e unica speranza per il mondo.
“Dense tenebre coprono tutta la terra, mentre i Giudei crocifiggevano Gesù”. Dense tenebre oggi coprono il mondo mentre gli uomini fanno la guerra e alzano sempre di più la posta in gioco rischiando di coinvolgere in questo vortice altri popoli. E questa settimana Papa Francesco ha definito tutto questo con le seguenti parole: “Ecco l’inganno che si ripete nella storia, la tentazione di una pace falsa, basata sul potere, che poi conduce all’odio e al tradimento di Dio e a tanta amarezza nell’anima”.
Di fronte a tutto questo quanta amarezza stiamo provando in questi giorni.
Abbiamo letto nel vangelo della passione del processo sommario con il quale Gesù viene condannato alla croce. Matteo specifica che “i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero le folle perché chiedessero Barabba, e facessero invece morire Gesù”. Anche qui troviamo l’inganno, la falsità, l’odio e il tradimento. “La salvezza di Barabba e l’uccisione di Gesù è opera di tutti, persuasori e persuasi. – scrive in un commento Padre Fausti -. Tutti, grandi e piccoli, giudei e pagani, discepoli ed estranei, giochiamo allo stesso gioco”.
Per il mondo, per noi, il re è colui che prevale sugli altri: una volta preso il potere, domina contendendo la violenza con la legge del più forte. Re è colui che vince facendo del concorrente la vittima. Dio non voleva che il suo popolo avesse un re di questo genere. Lui stesso è il loro re, e vuole un popolo di fratelli, libero dalla violenza e dal dominio di uno sull’altro. Gesù è il re – infatti alla domanda di Pilato “dunque tu sei Re?” Egli risponde “Tu lo dici”. Gesù è colui che viene nel nome del Signore. Egli non asserve ma serve; non domina ma dona; non tiene in pugno l’altro ma si consegna; non toglie nulla ma da la sua vita. Non è arrogante ma mite e umile. Il suo è il regno del Figlio, che ama i fratelli come è amato dal Padre, e restituisce a ciascuno la propria libertà, che è la sua dignità di immagine di Dio. Gesù in questo modo smaschera anche la falsa immagine che ci facciamo di un Dio geloso e violento, al quale l’uomo vuole rendersi simile.
E mentre è condannato a morte esercita la sua regalità portando la salvezza: infatti la sua uccisione dona la vita a Barabba, nel quale possiamo identificarci tutti. Possiamo dire che la morte dell’innocente è la salvezza dei fratelli che lo condannano. Gesù è il re che ridà all’uomo la sua verità, il suo essere fatto a immagine di Dio, cioè la libertà di amare.
O Crux ave, spes unica – Croce, speranza unica.
Sulla Croce Gesù inizia il suo regno. Per questo noi oggi, in queste ore, possiamo guardare al Crocifisso e continuare a sperare, nonostante le tenebre che coprono la terra.