“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37) – è la risposta finale dell’angelo alle domande di Maria, che sblocca definitivamente la sua resistenza all’azione di Dio nella sua vita. Ma questa affermazione che risonanza ha nel nostro cuore, nella nostra vita?
“Nulla è impossibile a Dio”, eppure è da febbraio che preghiamo tutti i giorni perché finisca questa guerra che non ci piace e che ci fa paura, ma tutto sembra andare in altra direzione.
“Nulla è impossibile a Dio”, ma quando ho pregato per quella persona a me cara perché potesse accompagnarci ancora per un tratto di strada, quando a mio giudizio era troppo presto per perderla, ci ha lasciati vinta dalla malattia che le nostre preghiere non hanno fermato.
“Nulla è impossibile a Dio”, sarà anche vero, ma quella relazione con i miei fratelli, con il mio coniuge, come i miei genitori, con i miei figli, si è incrinata e facciamo fatica a recuperare nonostante abbiamo cercato in tutti i modi di lasciarci guidare dalla parola del Signore che ci suggerisce di perdonare e di amare l’altro per quello che è.
Che cosa avrà pensato allora Maria per dire il suo “sì” allorché l’angelo le ha detto: “Nulla è impossibile a Dio”. Forse avrà pensato alle difficoltà che avrebbe incontrato con Giuseppe, suo promesso sposo? Come fargli capire quello che è successo veramente? Forse avrà pensato che al momento del parto si sarebbe trovata in una situazione di emergenza senza una stanza dove far nascere il bambino e una donna accanto a lei che l’aiutasse in quel momento? E la fuga in Egitto vivendo come profughi in una terra straniera, senza un lavoro, senza punti di riferimento? Per non parlare di come si sono sentiti dei genitori falliti quando hanno perso il figlio a Gerusalemme e una volta ritrovato hanno ricevuto la risposta incomprensibile di un preadolescente, per quanto Figlio di Dio. E sotto la croce? Come avrà risuonato nel cuore di Maria quel “Nulla è impossibile a Dio”?
Chi era Dio per Maria? Chi è Dio per noi? Come lo abbiamo conosciuto? Chi ce lo ha rivelato? Noi non siamo diventati credenti cristiani perché crediamo nell’esistenza di Dio, ma – come scrive San Giovanni nella sua prima lettera – perché “abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”. Il contenuto della nostra fede non consiste nelle opinioni sull’esistenza di Dio, ma in una risposta di fiducia e di amore al suo amore che si è manifestato in Gesù. Il messaggio che riceviamo in questa festa della Divina maternità di Maria è un messaggio di fiducia per ogni persona del mondo. “Un messaggio di speranza non fatto di parole, ma della sua stessa storia: lei, una donna della nostra stirpe, che ha dato alla luce il Figlio di Dio e ha condiviso tutta la propria esistenza con Lui! E oggi ci dice: questo è anche il tuo destino, il destino di tutti: essere figli amati, perché c’è uno solo Dio che è Padre di ogni uomo” (Benedetto XVI).
Chiediamo a Lei, a Maria, il dono, la grazia di vivere in quella letizia di cui ci parla San Paolo in Filippesi, e di quell’allegrezza di cui si fa annunciatore l’angelo del Signore. Letizia e allegrezza proprie di chi accoglie con fiducia l’annuncio che “il Signore è con te” (Lc 1,28), che “il Signore è vicino!” (Fil 4,5), di chi come Maria nella fede riconosce la costante presenza del Signore in ogni momento della vita.