«VIENI, TI MOSTRERÒ LA SPOSA DELL’AGNELLO»

don Fabio ci introduce alle giornate eucaristiche

Il nostro Arcivescovo, nell’omelia tenuta in Duomo in occasione del suo ingresso e nella lettera che ci ha scritto per il nuovo anno pastorale, ci ha invitato ad “alzare lo sguardo” e a compiere una “sosta contemplativa”!

Guardiamo anzitutto “la sposa dell’Agnello” che l’angelo dell’Apocalisse ci mostra (Ap 21,1-22,5), simbolo della Gerusalemme celeste, la Chiesa gloriosa degli ultimi tempi, di cui la Chiesa terrena è “germe”, “inizio” e “segno” (Lumen Gentium).

Guardiamo anche la terra con lo sguardo profondo di Dio, perché «tutta la terra è piena della sua gloria», come cantano gli angeli in cielo (Is 6,3). La “gloria di Dio” è la «manifestazione della tenacia, dell’ostinazione del suo amore che nel Figlio Gesù rivela pienamente fin dove giunge la sua intenzione di rendere ogni uomo partecipe della sua vita e della sua gioia!».

Guardiamo, dunque, «la Chiesa e l’umanità in una contemplazione più pura, più penetrante, meno preoccupata di quello che dobbiamo fare e più disponibile a riconoscere l’opera di Dio» già in atto!

Solo questa profonda contemplazione farà sgorgare nel cuore di ciascuno di noi una forte capacità di amare come Gesù, perché anzitutto noi faremo – in prima persona – l’esperienza di questo amore.

Solo questa contemplazione potrà generare tra noi una vera fraternità che diventi per tutti segno attraente della presenza di Gesù tra noi!

L’Arcivescovo, commentando il brano dell’Apocalisse, ci insegna che «le porte sempre aperte della Città santa indicano che l’attrattiva esercitata dalla luce dell’Agnello incoraggia il cammino delle nazioni… che riconoscono nella città un punto di riferimento verso cui orientarsi, una luogo dove è desiderabile abitare… Non si tratta di impresa umana, di efficienza organizzativa… tutto è possibile perché Dio abita nella città… Tutto quanto la visione rivela di bello, consolante, rassicurante trova nella presenza di Dio e dell’Agnello il suo principio».

E «la sicurezza della città è garantita dalle grandi e alte mura che hanno dodici porte, intitolate alle tribù dei figli di Israele e fondate sui dodici basamenti, che recano i nomi degli apostoli dell’Agnello… La città santa è immagine della cattolicità della Chiesa che può accogliere tutti, perché le sue fondamenta sono solide».

Nelle nostre adorazioni serali faremo semplicemente questo: contempleremo la Grande presenza di Gesù tra noi nel sacramento dell’Eucaristia!

E scopriremo che la comunità dei discepoli del Signore, radunata attorno a Lui, è:

  • «Una comunità educante, cioè il contesto in cui ciascuno riconosce che la sua vita è una grazia, una vocazione, una missione».

  • «Una comunità orante, che vive un clima di preghiera fedele e fiduciosa, nella persuasione che senza il Signore non possiamo fare nulla».

  • «Una comunità unita e pluriforme, dove si vive la comunione che fa dei molti uno e che genera una unità nella pluriformità».

  • «Una comunità testimone, presente nel contesto in cui vive come il sale della terra, la luce del mondo, il lievito che fa fermentare tutta la pasta… Nella complessità del nostro tempo ci è affidata la responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura e proponga una vita buona e desiderabile per tutti… Ci è affidato il compito entusiasmante di argomentare e approfondire quella visione dell’uomo, del mondo e della vita che si ispira al Vangelo».

La grazia di Dio ci accompagni, illumini le nostre menti e accenda i nostri cuori!

Don Fabio Giovenzana

About the Author