Pubblichiamo il testo dell’omelia di Don Raphael Mweempwa, che tra pochi giorni sarà consacrato vescovo di Monze (Zambia)
Seconda Domenica di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia,
24 Aprile, 2022 (Comerio, Italia)
Oggi celebriamo la Domenica della Divina Misericordia, un giorno in cui ci viene ricordato che Dio ci ama tutti, non importa quanto grandi o quanto gravi siano i nostri peccati. Gesù vuole che tutti noi comprendiamo e riconosciamo che la sua misericordia è molto più grande dei nostri peccati. La misericordia divina è la caratteristica che definisce Dio. La misericordia di Dio è disponibile per ognuno di noi, la possiamo ricevere e la possiamo donare. Siamo invitati a lasciare che la sua misericordia fluisca attraverso di noi verso gli altri.
In che modo Dio ci mostra la sua misericordia e come ci invita a condividerla? Egli lo mostra attraverso suo Figlio Gesù Cristo. Gesù Cristo, il Signore risorto, è il volto della misericordia di Dio.
Nel Vangelo di oggi Gesù Risorto incontra per la prima volta i suoi discepoli, dopo che tutti lo avevano abbandonato nell’ora del suo bisogno. Tutti pertanto avevano ragione di temere questo momento, nessuno poteva sapere cosa Gesù avesse intenzione di dire o fare. Eppure le sue prime parole, per ben due volte, sono state: “Pace a voi". Nessun rimprovero, nessuna. recriminazione. Solo la parola Pace! E poi mostrò loro le sue mani e il fianco, cioè i segni delle sue ferite. Gesù non è tornato per punire o per vendicarsi dei discepoli. Anche se non se lo meritano li raggiunge, si rende presente e li attira a sé. È in questo modo che Gesù fa pace con loro, con quelli che avevano dormito sul Monte degli Ulivi, quando aveva chiesto loro di pregare. Fa pace con Pietro, che lo aveva rinnegato pubblicamente tre volte. Prende l’iniziativa di riconciliarsi con quelli che lo avevano deluso. Egli è l’autore della misericordia. Non se lo meritano, ma per la sua misericordia li raggiunge.
Nella nostra vita anche noi siamo peccatori, abbandoniamo Gesù in diversi modi, ma egli continua ad offrirci il suo amore e la sua misericordia. La sua misericordia inghiotte il peggiore dei nostri peccati. Le nostre numerose mancanze passate non rendono meno potente la sua presenza e meno generosa la sua offerta di pace. Egli viene in mezzo a noi per chiamarci in una rinnovata comunione con se stesso. Come Signore risorto, ci mostra il volto di Dio che è Misericordia.
Da parte nostra siamo invitati a lasciare che la misericordia di Dio fluisca attraverso di noi verso gli altri. Nel Vangelo Gesù, anche nel suo stato glorioso, mostra le sue ferite, mantiene la continuità con la sua passione e morte. In questo senso mostra ai discepoli che è ancora lo stesso Gesù crocifisso che è con loro. La risurrezione non elimina le ferite. Il Signore risorto porta allo stato glorioso le ferite non solo del suo corpo crocifisso ma anche del mondo.
Pace a voi, e mostrò loro le mani e il fianco. Vediamo qui che le ferite causate dal peccato sono diventate ferite di misericordia. Nella nostra vita anche noi abbiamo le nostre ferrite. Potrebbero essere ferite emotive, fisiche, finanziarie, magari causate in famiglia, dal marito o dalla moglie, o dai figli o sul posto di lavoro.
Da parte nostra le ferite a volte diventano ferite aperte di vendetta. Quando vediamo le nostre ferite e ricordiamo coloro che ci avevano ferito o quando li vediamo, vogliamo vendicarci; sentiamo del risentimento dentro di noi; a volte vogliamo gridare contro di loro; a volte non vogliamo nemmeno parlare con loro. Facciamo loro ricordare ciò che di male ci hanno. E diciamo loro: “tutto questo è colpa vostra”, guardate ciò che mi avete fatto!”. Ma facendo così le nostre ferite diventano più profonde e le ferite diventano occasioni di vendetta. Ma come abbiamo visto nel vangelo, le ferite di Gesù, ora gloriosamente presenti nella sua risurrezione, sono diventate ferite di pace, di rinascita, di perdono e di comunione. Quindi anche per noi Gesù vuole la pace dalle nostre ferite, vuole che perdoniamo quelli che ci hanno fatto del male. Il vero perdono è amore nel dolore.
Abbiamo sentito: Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anche io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. Ora, le ferite sono diventate ferite di missione. Missione di riconciliazione e perdono. I discepoli non sono inviati per punire o per vendicarsi contro i loro nemici o contro coloro che hanno ucciso Gesù, ma per essere strumenti di perdono. Anche per noi questa è la missione.
Ci rivolgiamo a Gesù affinché ci conceda la grazia che le nostre ferite diventino strumenti di misericordia e di amore. Gli chiediamo di non rimanere imprigionati nelle mura dell’amarezza, della rabbia o del risentimento. Apriamo i nostri cuori alla misericordia di Dio e allo stesso tempo preghiamo per l’effusione della misericordia divina nei momenti delle nostre ferite e nei momenti delle ferite degli altri.
Don Raphael Mweempwa