Pubblichiamo il testo dell’omelia di don Maurizio in occasione della messa di fine anno:
In questa celebrazione al termine di un altro anno vorrei seguire lo schema che spesso utilizziamo per accostarci al sacramento della riconciliazione, con i tre passaggi: la confessio laudis, la confessio vitae e la confessio fidei.
Anzitutto quindi ci poniamo la domanda: di che cosa devo ringraziare Dio principalmente in questo tempo? Tra poco infatti canteremo il canto del Te Deum, come ringraziamento per l’anno trascorso. Un anno che è stato certamente drammatico a livello globale, con la guerra che si consuma ai nostri confini, e per molti di noi segnato da momenti di malattia, di lutto, di fatica. Ma stasera per cosa lo vogliamo ringraziare?
Pensando a una risposta che ci riguardi come comunità vorrei sottolineare tre cose che hanno caratterizzato questo anno 2022.
La prima è stata l’accoglienza dei profughi ucraini all’indomani del 24 febbraio. In quelle prime settimane la caritas ha raccolto la disponibilità di molte famiglie ad accogliere, a dare un contributo, a dare una mano per far fronte a questa emergenza. È stato un segno enorme di solidarietà, sollecitato dalle notizie e della immagini che entravano nelle nostre case e che ci lasciavano quasi increduli. Per molti è stata l’occasione di conoscere, attraverso l’accoglienza, persone diverse, una cultura diversa, situazioni che sono più complesse da come vengono descritte dai mass media. Abbiamo pregato più volte per la pace sollecitati dagli inviti e dai gesti di Francesco. Abbiamo attivato percorsi di accoglienza in oratorio, nelle scuole di ogni ordine e grado. Abbiamo inviato aiuti attraverso la caritas ucraina. E stiamo ancora sostenendo questo sforzo verso chi ha deciso di rimanere per il momento nel nostro paese, strutturando un tipo di accoglienza più mirata e sostenibile.
Un altro motivo di ringraziamento è stato l’esperienza estiva con i ragazzi, dall’oratorio feriale alle vacanze comunitarie, vissute con la gioia di ritrovarsi ma anche con quell’attenzione ad ogni singolo bambino, che abbiamo imparato negli anni caratterizzati dalle restrizioni a causa del covid: l’attenzione alla persona affinché ognuno si senta a casa sua e rispettato per quello che è, in un ambito di educazione cristiana dove il gioco, la preghiera e il vivere insieme sono da sempre gli ingredienti essenziali.
Un terzo motivo di ringraziamento lo trovo in questa prima parte dell’anno pastorale, dalle feste patronali, all’avvento fino ai giorni del Natale: in particolare mi sembra significativo il favore con il quale molti hanno accolto la proposta dell’itinerario sulla preghiera cristiana. Trovo in questo il segno di una ricerca dell’incontro con il Signore che è viva e presente nella nostra vita spirituale.
Il secondo passaggio, la confessio vitae, ci fa chiedere: che cosa mi pesa maggiormente in questo momento? ». Si tratta di quegli atteggiamenti interiori da cui derivano le mancanze: antipatie, risentimenti, sospetti, delusioni, amarezze. Al termine di questo anno mettiamole con umiltà davanti a Dio perché possiamo essere guariti dalla sua Grazia.
Infine la confessio fidei: siamo certi che Dio nel suo amore ci accoglie e ci risana, la nostra preghiera è il segno di questa fiducia. Ma insieme alla preghiera vogliamo esprimere il sincero proposito di una vita rinnovata dall’incontro con lui, dal mistero dell’incarnazione che stiamo vivendo in questo tempo di Natale, in particolare penso al tema dell’accoglienza. Questo atteggiamento dovrebbe diventare lo stile nelle nostre relazioni. Impariamo a non lasciarci muovere solo dall’emotività del momento, ma a pensare insieme nuovi cammini di accoglienza, anche verso chi viene da altri paesi e continenti.
Guardiamo con gli occhi di Dio anche le nuove generazioni. Non lasciamo soli coloro che si occupano della loro educazione e anche della loro formazione cristiana. Dall’esperienza di molte catechiste ed educatori dell’oratorio impariamo uno stile più missionario per portare la buona notizia del vangelo alle famiglie dei bambini e dei ragazzi che si accostano alla vita della Chiesa.
Infine come comunità cristiana che vive in questo territorio cerchiamo di essere più uniti per offrire a tutti un luogo, un punto di riferimento, una casa in cui si possa insieme crescere nella fraternità e nella fede.
Affidiamo a Maria Madre di Dio e Madre della Chiesa l’anno che stiamo per iniziare, ci porti il dono della pace vera.
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